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    90 minuti di Libertà

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    90 minuti di Libertà

    Il campionato italiano di calcio del 1944,
    tra bombardamenti e ricerca di normalità

    A cura di: Mo’ Better Football

    In collaborazione con: STED, Collettivo FX e Istituto Storico di Modena

    Drammaturgia di: Damiana Guerra e Giuseppe Piccione

    Realizzato in occasione di FestivalFilosofia 2021 – Libertà

    La normalità può trasformarsi in libertà?
    È possibile che lo diventi l’abitudine?

    In situazioni o contesti estremi, perfino quello che compone la condotta di vita normale può essere sovvertito e trasformarsi in una libertà  da riconquistare, da tornare a sperare e desiderare, da scoprire come uno stato non scontato.

    Un sentimento di questo genere lo stiamo vivendo in questo tempo, mesi che nel frattempo hanno assunto la dimensione di anno, e lo hanno vissuto profondamente e drammaticamente coloro che, dal settembre 1939 al settembre 1945, hanno visto la propria normalità mandata in pezzi dalla Seconda Guerra Mondiale. In quel periodo in Italia si è interrotto molto, quasi tutto, di quel che era acquisito come normale, scontato, facente parte della propria abitudine e il calcio non ha fatto eccezione, per due anni si è smesso di giocare anche a pallone.

    Tuttavia è proprio nel 1944 che probabilmente si è disputato il campionato di calcio più simbolico e ricco di storie, meno conosciuto e quasi dimenticato: quello passato alla storia come Campionato Alta Italia 1944.

    Giocatori tesserati nel tentativo di salvare delle vite; squadre che mai si erano affrontate e che mai più lo avrebbero fatto; partite giocate poche ore dopo un bombardamento, come avvenuto al Modena il 14 maggio del ‘44, un giorno dopo il bombardamento più pesante che la città abbia mai subito; partite epiche il cui risultato contava quasi nulla.

    Quel campionato è un contenitore di storie in cui la normalità perduta era la libertà da riassaporare, anche solo per pochi minuti attraverso il calcio; di quelle storie Modena ne raccoglie alcune ed è stato lo scenario inconsapevole di altre.

    90 minuti di Libertà è un progetto che vuole iniziare il racconto di un semplice campionato di calcio che ha rappresentato qualcosa di estremamente più complicato e profondo.

    L’Italia e il mondo erano un mattatoio, il 4 giugno 1944 gli Alleati erano entrati a Roma, il 6 giugno c’era stato lo sbarco in Normandia, ma l’11 giugno per i tifosi del Bologna il pallone era ancora una cosa abbastanza importante da far invadere loro il campo per un goal dubbio convalidato allo Spezia.

    Palloni da guerra, Maurizio Stefanini

    Il decreto governativo che ha imposto lo stop alla Serie A nel 2020 rappresenta un unicum nella storia del nostro calcio. Per la prima volta, infatti, ci si ferma a causa di un’emergenza sanitaria. Nel 1973, nonostante l’epidemia di colera, si continuò regolarmente a giocare. L’unico precedente di torneo interrotto e mai terminato risale al 1915: titolo assegnato a tavolino al Genoa e Lazio furiosa.

    Contrariamente a quello che si può pensare, durante la Seconda Guerra Mondiale il calcio non si fermò, seppur non con pochi problemi. Alla fine del campionato 1942/43, vinto dal Grande Torino, l’aggravarsi della situazione bellica in Italia rese impossibile il normale svolgimento della stagione calcistica successiva. Nel luglio del ’43 cominciò infatti l’invasione degli Alleati in Sicilia e l’Italia si ritrovò spaccata in due tra Regno d’Italia al sud e Repubblica Sociale Italiana nel centro-nord.

    In questa situazione la FIGC, ancora fascista, stabilì che non si sarebbe disputato il campionato nazionale ma dei campionati regionali, in particolare sette (piemontese-ligure, lombardo, veneto, giuliano, emiliano, toscano e romano). Successivamente il CONI annunciò che, al termine dei campionati regionali, le prime due classificate in ogni regione più la vincente del campionato romano avrebbero partecipato alle fasi finali per decretare la squadra Campione d’Italia.

    Lo svolgimento della guerra e la divisione del Paese posero due grandi problematiche per l’inizio dei tornei: l’esenzione all’arruolamento dei calciatori e lo spostamento degli stessi calciatori per far ritorno alle loro squadre di appartenenza.

    Nel gennaio del 1944 cominciarono i campionati regionali ma la competizione fu ovviamente molto condizionata dalle circostanze drammatiche entro cui si svolgevano le partite. Gli spostamenti delle squadre erano infatti molto complicati e le storie sono tantissime.

     

    Una storia raccontata attraverso un itinerario di 6 tappe.

    Di queste, 5 sono luoghi che visivamente riportano ancora oggi traccia del passaggio della guerra nella nostra città.

    Una tappa a parte è invece caratterizzata dalla statua rappresentativa della famosa rovesciata di Carlo Parola, presente in corso Duomo dove sorgeva la prima edicola Panini, scelta in quanto il giocatore disputò anche il campionato del 1944 nella Juventus.

    Fotografie di Davide Sabattini realizzate in occasione di FestivalFilosofia 2021